Tommies

Tabula Fati Editore

Collana Nuove Scritture - Aprile 2014

 

Introduzione

Prefazione

Recensioni

 

PREFAZIONE

di Antonio Tenisci

 

Ancora Nuvole rosse all’orizzonte.

Perché il romanzo sulla battaglia di Ortona mi ha travolto in modo inaspettato. Quello che era il mio libro è diventato oggetto di lettura per molti, riuscendo a mettere in moto una macchina di ricordi emersi dal tempo. Per le persone che hanno vissuto quei tragici giorni non è stato sempre facile parlarne ai figli e ai nipoti; troppa sofferenza, lacrime mai asciugate e dolore per nulla sopito negli anni.

Per tutti loro ho deciso di scrivere ancora dell’inverno del ’43, per quelli che mi hanno onorato con un “grazie” perché sono riusciti a capire il motivo di tanti silenzi di padri e di nonni, per quelli che hanno scoperto una Storia e per tutti gli altri che l’hanno letta o ne hanno solo sentito parlare.

E ho deciso di farlo scrivendo ancora una volta a modo mio.

Ho lavorato su una definizione locale circoscritta ma non così centrale come nel romanzo, una rappresentazione meno realistica, più simbolica, in cui riconoscere tutte le battaglie, i dolori, gli amori e le amicizie di ogni guerra. Ho voluto scavare un solco pensando di ampliarlo attraverso le emozioni, perché queste storie, anche se ambientate a Ortona, potrebbero essere state vissute in ogni luogo dove si è combattuta una guerra tanto assurda.

Ho deciso di farlo di nuovo a modo mio.

Non rinunciando alle lusinghe della fantasia, ho preso tuttavia spunto da storie vere, da racconti che mi hanno lasciato senza fiato. Storie che ho visto scorrere davanti agli occhi grazie a foto ingiallite, a fiumi di parole che mi hanno sommerso o a testimonianze scritte su pagine divenute polverose.

Per questo ho inabissato le stesse Nuvole rosse sotto il mare davanti alla città rasa al suolo.

Le mie nuvole tornano in questi racconti, perché sentivo ancora il bisogno di vivere i momenti della battaglia: i fragori, i sospiri, le urla e le scariche di mitra che ognuno può provare a riascoltare osservando i fori dei proiettili sulle mura dei palazzi di città; testimonianze reali a cui abbiamo fatto forse l’abitudine. Ferite che a più di settant’anni di distanza sono ancora aperte e che non si possono dimenticare.

Così ho deciso di scrivere a modo mio.

Ho messo a nudo le emozioni, anche se con una nuova consapevolezza nel ripercorrere alcune delle pagine più emozionanti e struggenti della battaglia di Ortona.

A modo mio perché ho cercato di dare uno spazio personale alla narrazione, nella ricerca di uno stile che mi portasse a sperimentare forme diverse da quelle a cui ero abituato. Uno studio che mi permettesse di esprimere appieno emozioni e parole. Un esperimento di crescita che mi aiutasse a realizzare una mia scrittura.

Ho deciso di farlo a modo mio perché ognuno di questi racconti ha una storia, un motivo per uscire dall’oblio del tempo.

E per farlo ho scelto di accompagnarli con un commento.

L'esegesi è riuscita a tirare fuori emozioni altrimenti inconfessabili e mi ha obbligato a un’inaspettata introspezione.

Tutto questo per avere il modo di rivivere ancora l’inverno del ’43, e per scrivere di quei giorni, un’ultima volta.

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